Il violino interiore (recensione)

Dominique Hoppenot
"Il violino interiore"
Cremonabooks, pagine 191, euro 19




“Il violino interiore” è tutto quello che riguarda il nostro rapporto con lo strumento, fatto di studio, costanza, attenzione alla tecnica, ma soprattutto di una grande passione, di “una lunga storia d’amore”.
Dominique Hoppenot (1925-1983), docente conosciuta in tutto il mondo, ha lavorato in particolare sugli aspetti psicologici e fisici relativi allo studio degli strumenti ad arco.
Il libro parte da una importante constatazione: la relazione triste e dolorosa che molti musicisti hanno con il proprio strumento, fonte di frustrazioni, paure e angosce. La relazione con lo strumento, attraverso un percorso interiore, deve invece arrivare ad essere espressione di se stessi, della musica che sentiamo dentro e di quello che possiamo trasmettere, a qualsiasi livello, dal professionista al dilettante. Lo scopo del suonare è sentire la musica ed esprimerla con il violino, che diventa appunto strumento per esternarla. Intonazione, sonorità, ritmo ed espressione devono essere prima interiorizzati e poi applicati allo strumento, alla tecnica strumentale che, se non ha una base solida dentro di noi, diventa solo inutile ricerca, sterile e fine a se stessa. L’autrice si sofferma molto, infatti, sul rapporto con lo strumento ma soprattutto con il proprio corpo: postura, respirazione, rilassatezza; il primo strumento che deve essere accordato è il nostro corpo, dall’appoggio al suolo all’attenzione alla colonna vertebrale, al respiro, alla posizione delle braccia e all’equilibrio di tutte le forze che entrano in gioco quando si suona.
“La forza motrice del suonare è l’amore, che dà lo slancio, la fede, l’interesse, la costanza, senza le quali ogni iniziativa, ogni sforzo si dissolve in velleità deludenti. Amore ma anche pazienza “la pazienza deve essere così radicata in noi da infonderci una costanza d’amore che possa resistere a qualunque delusione.”
Come epilogo del libro l’autrice riporta un passaggio del romanzo “Il serpente di stelle” di Jean Giono: queste le parole del maestro all’allievo “… lasciati portare, fatti docile, lasciati vivere nella vita senza pensare che suoni il flauto e allora suonerai”.